12 OTTOBRE
VII DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI
Fratelli e sorelle, oggi ogni pagina della Scrittura ci invita a guardare con occhi nuovi la realtà, non come un possesso da difendere, ma come un dono da accogliere. Isaia ci mostra il sogno di Dio: tutte le genti riunite in una sola lode, in un’unica festa di riconoscenza. È l’immagine di un mondo che ha imparato a ringraziare. La gratitudine è la lingua della pace, la musica della comunione. Dove si ringrazia, Dio abita lì; dove si riconosce il bene ricevuto, il cuore si fa tempio. È da questo spirito di riconoscenza che nasce il vero culto, non da riti freddi o parole vuote, ma da un cuore che si inginocchia davanti al dono.
San Paolo, ai Corinzi, ricorda con forza che la vita cristiana è una storia di trasformazione. «E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, santificati, giustificati». Non è forse la gratitudine la risposta più vera a questo miracolo di grazia? Noi siamo stati salvati, non per merito, ma per amore. La memoria del perdono ricevuto genera un canto silenzioso nel cuore: “Grazie, Signore, perché non mi hai lasciato com’ero.” Ogni volta che riconosciamo di essere stati rialzati, la gratitudine ci fa diventare umili e misericordiosi verso gli altri, compagni di viaggio nella stessa grazia.
Nel Vangelo, Gesù ci parla di un tesoro e di una perla: immagini di una gioia trovata, di una sorpresa che cambia la vita. Chi scopre il tesoro, vende tutto. Così fa anche il cuore grato: lascia le lamentele, abbandona il confronto, smette di rincorrere ciò che manca. La gratitudine è il campo dove Dio nasconde il suo tesoro. È la lente che illumina ogni cosa, anche le più piccole. Chi ringrazia, trova Dio persino nelle ferite; chi sa dire “grazie”, ha già trovato la perla più preziosa: la pace del cuore.
Fratelli e sorelle, il tesoro della gratitudine ci chiama a una conversione semplice e luminosa: trasformare ogni giorno in una eucaristia, cioè in un rendimento di grazie. Ringraziare per ciò che abbiamo, per chi ci è accanto, anche per ciò che non comprendiamo. La gratitudine è la chiave che apre il cuore al Regno, è la forza che trasforma il dolore in offerta e la routine in lode. Impariamo, allora, a dire “grazie” prima di chiedere, a riconoscere il bene prima di lamentarci, a vedere Dio anche nel poco. Così la nostra vita diventerà il campo dove fiorisce il tesoro, la perla nascosta del Regno: la gioia di chi sa che tutto è dono e che ogni giorno, vissuto nel grazie, è già eternità che comincia.
don Titus




