3 NOVEMBRE 2024
II DOPO LA DEDICAZIONE
Cari fratelli e sorelle in Cristo, nelle letture di oggi troviamo una visione del Regno di Dio, un banchetto aperto a tutti, dove nessuno viene lasciato fuori, e un messaggio che ci invita a vivere una fede radicata nell'ospitalità, nell'apertura e nella compassione.
Nella prima lettura, dal Libro di Isaia (56,3-7), ascoltiamo una profezia di speranza per gli esclusi e gli emarginati. Il profeta immagina un giorno in cui persino coloro che una volta erano considerati estranei, come gli stranieri e gli eunuchi, avranno un posto sul monte santo del Signore. Dio promette di accoglierli, di renderli felici nella sua casa di preghiera, perché la sua casa deve essere “casa di preghiera per tutti i popoli.” Le parole di Isaia ci ricordano che nessuno deve essere escluso; tutti sono benvenuti.
Analogamente, nella sua lettera agli Efesini (2,11-22), San Paolo rafforza questa visione esortando la comunità cristiana delle origini a ricordare che Cristo ha abbattuto i muri di separazione tra le persone. Con il sacrificio di Cristo, Egli ha unito coloro che erano “lontani” con quelli che erano “vicini”, portando pace e riconciliazione a tutti. Ha costruito una nuova umanità, un tempio non fatto di pietre ma di persone che diventano parte della famiglia di Dio, indipendentemente dalla loro provenienza.
Il Vangelo di oggi, tratto da Luca (14,15-24), ci porta a una scena di banchetto in cui Gesù racconta una parabola sul Regno. Molti di coloro che ricevono l’invito trovano scuse e non partecipano. In risposta, il padrone estende l’invito a coloro che sono ai margini -“i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi.” Gesù ci mostra chiaramente che coloro che la società spesso dimentica sono i più vicini al cuore di Dio. Questo Regno non è esclusivo; è inclusivo, specialmente verso coloro che sono poveri e emarginati.
Il messaggio di oggi ci porta nel cuore stesso del Vangelo e si collega all’enciclica recente di Papa Francesco, Dilexit Nos, nella quale egli scrive: “Se svalutiamo il cuore, svalutiamo anche cosa significa parlare con il cuore, agire con il cuore, coltivare e guarire il cuore… (no.11) un cuore che accoglie tutti, specialmente i poveri.” L’invito del Papa ci ricorda una Chiesa che deve essere “casa di preghiera per tutti i popoli,” come profetizzava Isaia. Questa è una visione della Chiesa che si apre, che si rifiuta di escludere o condannare, che parla e agisce da un luogo di vera compassione e amore profondo e trasformatore.
Vivere questa chiamata ci richiede di andare oltre le nostre zone di comfort. Il Regno di Dio non è una cerchia chiusa o privilegiata ma un invito aperto che si estende a chi è più nel bisogno. Papa Francesco si riferisce spesso alle “periferie” della società, quei luoghi dove vivono i poveri, i dimenticati e gli esclusi. Il Vangelo ci mostra che, nel Regno, queste periferie sono portate al centro. Coloro che spesso sono ignorati o emarginati non solo sono invitati al banchetto ma sono ospiti d’onore.
Riflettendo su Milano e la nostra diocesi, vediamo una città sempre più colorata e diversificata, popolata da persone provenienti da tutto il mondo, ognuna con storie, culture e bisogni unici. Il messaggio delle letture di oggi ci invita ad aprire le nostre porte, le nostre comunità e i nostri cuori a questa realtà. Il Regno non può essere contenuto in una sola cultura o tradizione; deve abbracciare ogni persona come figlio amato di Dio. Anche le parole di Isaia risuonano qui - “Nessuno straniero dica: ‘Il Signore mi escluderà dal suo popolo.’” Queste parole ci invitano a riflettere: chi escludiamo, forse involontariamente, nelle nostre vite? Chi ignoriamo? Come Popolo di Dio, siamo chiamati a estendere questo invito in modo generoso e sincero, non perché sia facile ma perché è la via di Cristo.
Nella società di oggi, dove divisione ed esclusione sono purtroppo comuni, la nostra fede ci chiama a costruire ponti. L’epistola agli Efesini ci ricorda che in Cristo, Dio ha “abbattuto in se stesso il muro della separazione.” Questa missione di unità e riconciliazione deve plasmare le nostre vite e le nostre comunità. Come membri della Chiesa, siamo tutti pietre vive, parte della casa spirituale che Dio sta costruendo. Come possiamo, nelle nostre vite quotidiane, diventare espressioni viventi di questa pace e riconciliazione?
Il Vangelo ci invita anche a esaminare le scuse che potremmo trovare per non partecipare pienamente al lavoro del Regno. Forse, come gli invitati, a volte scegliamo il comfort, la comodità o l’interesse personale invece dell’invito a vivere la nostra fede. Potremmo essere tentati di ritirarci, di concentrarci su noi stessi o di evitare le richieste che il vero discepolato comporta. Eppure, il Regno è un banchetto, e la gioia di quel banchetto si realizza pienamente solo quando rispondiamo con tutto il cuore e condividiamo quella gioia con gli altri, specialmente con chi è nel bisogno.
Siamo quindi chiamati a coltivare un cuore che rifletta il cuore stesso di Dio - un cuore che accoglie, che perdona, che si protende verso chi è ai margini. Come dice Papa Francesco, un cuore che “accoglie tutti, specialmente i poveri.” Sforziamoci di essere una Chiesa che incarna questo cuore compassionevole in tutto ciò che facciamo, una Chiesa che è espansiva quanto l’amore stesso di Dio.
Mentre andiamo avanti in questa celebrazione eucaristica, portiamo con noi questo invito. Apriamo i nostri cuori ai bisogni degli altri, abbattendo barriere, accogliendo tutti e vivendo l’amore di Cristo. Siamo fedeli custodi di questo invito al Regno, diventando, come ci invita il Papa, “testimoni di amore e misericordia” in ogni angolo del nostro mondo. Amen.
don Titus