18 AGOSTO 2024
XIII DOPO PENTECOSTE
Carissimi fratelli e sorelle, oggi ci incontriamo alla luce della Parola di Dio che ci invita a riflettere sulla fedeltà di Dio e sulla nostra risposta di fede a questa fedeltà, anche nei momenti più difficili. Le letture che abbiamo ascoltato ci portano attraverso un viaggio profondo e toccante, un viaggio di distruzione, di resistenza al Vangelo e, infine, di fede che stupisce persino Gesù stesso.
Nella prima lettura, vediamo un momento oscuro nella storia del popolo di Israele. Dio, attraverso i suoi profeti, aveva avvertito il popolo innumerevoli volte, invitandolo a tornare a Lui, a rispettare l'Alleanza e ad osservare i suoi comandamenti. Tuttavia, Israele si è ostinato nel peccato e nell'idolatria, rifiutando di ascoltare la Parola di Dio.
Il risultato? La caduta di Gerusalemme, la distruzione del tempio e la deportazione in Babilonia. È un'immagine terribile di perdita e rovina. Tuttavia, proprio nel cuore di questa desolazione, vediamo la fedeltà di Dio.
Nella nostra vita pastorale, spesso ci troviamo di fronte a situazioni che sembrano essere segnate dalla rovina e dalla distruzione. Ci sono momenti in cui la fede della nostra comunità sembra debole, in cui le persone si allontanano da Dio, in cui le famiglie sono spezzate, e i cuori sono pieni di tristezza e dolore. Ma questa lettura ci ricorda che Dio non ci abbandona mai, anche quando tutto sembra perduto.
San Paolo, nella sua lettera ai Romani, riflette sul mistero della fede e della predicazione del Vangelo. Egli sottolinea che "la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo". Tuttavia, non tutti accettano questa parola. Nonostante il messaggio sia stato predicato a tutte le nazioni, c'è una resistenza diffusa. Anche coloro che hanno udito il messaggio non sempre rispondono con fede
Dio, attraverso Paolo, ci chiama alla perseveranza e alla fiducia. Dobbiamo fidarci del fatto che, anche se non vediamo immediatamente i risultati, la Parola di Dio non ritorna mai vuota. La nostra chiamata come pastori è quella di essere testimoni fedeli, anche quando la risposta sembra essere silenzio o resistenza.
Il Vangelo di oggi ci offre una delle storie più toccanti di fede nel Nuovo Testamento: la guarigione del servo del centurione romano. Questo centurione, un ufficiale pagano dell'esercito romano, dimostra una fede così grande che stupisce persino Gesù. Nonostante non fosse parte del popolo ebraico, riconosce in Gesù un'autorità divina e, con umiltà, chiede a Gesù di guarire il suo servo senza neanche entrare in casa sua.
Le parole del centurione sono tra le più celebri del Vangelo: "Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito". Questa è una fede che non si basa su segni visibili, ma su una profonda fiducia nella potenza di Gesù. Ed è proprio questa fiducia che porta alla guarigione del servo.
Ma questo Vangelo ci ricorda che non è una questione di merito. Non è necessario essere "perfetti" per ricevere la grazia di Dio. Il centurione non era un ebreo, non seguiva tutte le leggi del popolo di Dio, eppure la sua fede lo ha salvato. Dobbiamo insegnare alla nostra comunità che Dio non guarda ai nostri meriti, ma alla sincerità del nostro cuore e alla nostra fiducia in Lui.
Quattro importanti lezioni dalla storia del centurione: La gentilezza, Umiltà, Avere una grande fede ed Essere in contatto con persone virtuose
Concludendo, oggi, che possiamo imparare a vivere e a testimoniare questa fede che stupisce persino Gesù, e a portare speranza e guarigione a chiunque ci è affidato. Amen.
don Titus