RIUNIONI 2024/25
- Lunedì 30 settembre 2024 - ore 21.00
- Lunedì 20 gennaio 2025 - ore 21.00
- Lunedì 10 marzo 2025 - ore 21.00
- Lunedì 19 maggio 2025 - ore 21.00
Le riunioni del Consiglio Pastorale, salvo diversa indicazioni, si tengono presso la sala consiliare di viale Lazio 19

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale accompagna e promuove la vita della comunità cristiana.
Dal Sinodo 47°:
1. Un momento significativo della partecipazione all’azione pastorale della parrocchia si realizza anche mediante il“consigliare nella Chiesa”, in vista del comune discernimento per il servizio al Vangelo. Il consigliare nella Chiesa non è facoltativo, ma è necessario per il cammino da compiere e per le scelte pastorali da fare. Il consiglio pastorale parrocchiale e, nel suo settore e con la sua specificità, il consiglio parrocchiale per gli affari economici, sono un ambito della collaborazione tra presbiteri, diaconi, consacrati e laici e uno strumento tipicamente ecclesiale, la cui natura è qualificata dal diritto-dovere di tutti i battezzati alla partecipazione corresponsabile e dall’ecclesiologia di comunione.
2. Il consiglio pastorale ha un duplice fondamentale significato: da una parte rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità parrocchiale di cui è espressione in tutte le sue componenti, dall’altra costituisce lo strumento della decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del parroco, e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintesi. Il consiglio pastorale è quindi realmente soggetto unitario delle deliberazioni per la vita della comunità, sia pure con la presenza diversificata del parroco e degli altri fedeli. E’ quindi possibile definirlo organo consultivo solo in termini analogici e solo se tale consultività viene interpretata non secondo il linguaggio comune, ma nel giusto senso ecclesiale. I fedeli, in ragione della loro incorporazione alla Chiesa, sono abilitati a partecipare realmente, anzi a costruire giorno dopo giorno la comunità; perciò il loro apporto è prezioso e necessario. Il parroco, che presiede il consiglio e ne è parte, deve promuovere una sintesi armonica tra le differenti posizioni, esercitando la sua funzione e responsabilità ministeriale…
3. Un buon funzionamento del consiglio pastorale … esige una coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri,uno stile di comunicazione fraterna e la comune convergenza sul progetto pastorale. Una buona presidenza richiede al parroco qualità come la disponibilità all’ascolto, la finezza nel discernimento, la pazienza nella relazione. La cura per il bene comune della Chiesa domanda a tutti l’attitudine al dialogo, l’argomentazione delle proposte, la familiarità con il Vangelo e con la dottrina e la disciplina ecclesiastica in genere. E’ inoltre richiesta la necessità di una formazione assidua per coltivare la sensibilità al lavoro pastorale comune e va garantita la continuità, ma anche il ricambio, dei membri del consiglio.
4. Il consiglio pastorale è obbligatorio per tutte le parrocchie della diocesi.
Durata in carica del Consiglio Pastorale Parrocchiale
Dal Direttorio per i Consigli Pastorali:
A parziale deroga di quanto disposto dalla cost. 147 § 4 e dalla cost. 346, § 2, la durata dei consigli parrocchiali e di comunità pastorale (CPP, CPCP, CAEP, CAECP) è stabilita nella misura di quattro anni. I consigli non decadono con la nomina di un nuovo parroco o responsabile di comunità pastorale, salvo diversa indicazione da parte del Vicario episcopale di zona.
Le dimissioni di un membro devono essere motivate e presentate per iscritto al parroco cui spetta l’accettazione delle stesse.
I membri dei consigli hanno il dovere e il diritto di intervenire a tutte le sessioni. Coloro che restano assenti, senza giustificato motivo, per tre sessioni consecutive, decadono dall’incarico. La loro decadenza deve essere dichiarata dal consiglio e comunicata agli interessati dal segretario.
Si prevede che i singoli consiglieri pastorali (CPP) possono essere eletti o designati per non più di due mandati consecutivi.
I membri dei consigli si distingueranno per vita cristiana, volontà d’impegno, capacità di dialogo e conoscenza dei concreti bisogni della comunità cristiana e devono essere «qualificati non solo da competenza ed esperienza, ma anche da uno spiccato senso ecclesiale e da una seria tensione spirituale, alimentata dalla partecipazione all’Eucaristia, dall’assiduo ascolto della Parola e dalla preghiera» (cost. 134, § 2, lett. g). Si preoccuperanno del bene dell’intera comunità, evitando lo spirito di parte o di categoria, dal momento che nessun vincolo di mandato esiste tra concreti elettori e membri dei Consigli.
Requisito del tutto ovvio e peraltro assolutamente irrinunciabile è la piena comunione con la Chiesa.