25 MAGGIO
VI DOMENICA DI PASQUA
Carissimi nel Signore, nel silenzio dell'incertezza e sotto il peso del dolore, Gesù parla con dolcezza ai suoi discepoli: «Sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia... e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». Queste non sono parole vuote, ma promesse forgiate nel fuoco dell’amore divino, pronunciate poco prima che l’ombra della Croce lo avvolgesse completamente. Nel giardino dell’angoscia, Gesù ha piantato un seme di speranza - una speranza che non sboccia nel conforto, ma nella risurrezione. Oggi, quella promessa risuona nei nostri cuori come l’aurora dopo una lunga notte: i vostri cuori si rallegreranno.
San Paolo, nella Prima Lettura, si presenta davanti alla folla con un cuore ferito ma una voce coraggiosa. Sebbene frainteso, giudicato male e quasi ucciso, trova forza non nella sicurezza, ma nella verità. Il suo cuore si rallegra - non perché è risparmiato dalla sofferenza - ma perché è fedele a Cristo. La sua identità, una volta radicata nell’orgoglio e nella persecuzione, è ora radicata nella misericordia. La gioia di Paolo nasce da un cuore trasformato, acceso dalla presenza del Risorto.
La Seconda Lettura alza il nostro sguardo verso un sacerdote eterno - Gesù, non della discendenza umana, ma scelto per giuramento: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchisedek». In Lui troviamo un ancoraggio sicuro alla gioia. Egli intercede continuamente per noi, non come uno distante o morto, ma come il sacerdote vivente che conosce il nostro dolore, porta i nostri pesi e riversa misericordia senza misura. La nostra gioia sgorga da questa fonte - inesauribile e santa - perché non siamo mai soli. C’è Uno che sempre prega per noi, sempre ci ama e sempre ci salva.
E nel Vangelo, Gesù prepara i suoi amici all’assenza. «Ancora un poco e non mi vedrete più... ma vi rivedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà». Egli non nega il dolore, né le lacrime, ma offre una verità più profonda della morte: il ritorno. La Croce verrà, sì - ma anche il sepolcro vuoto. La gioia di cui parla non è assenza di difficoltà; è la presenza della risurrezione. È la gioia di sapere che la sofferenza ha una fine, che la morte non ha l’ultima parola, e che l’amore - quello vero - non abbandona mai. Possiamo dire che ci sono tre motivi per cui i nostri cuori si rallegrano:
- La vittoria di Cristo sulla morte: Il nostro dolore più profondo trova guarigione nella risurrezione. Ci rallegriamo perché la tomba è stata sconfitta e la vita eterna ci è donata gratuitamente.
- L’eterna intercessione di Cristo: Non siamo mai dimenticati. Gesù, nostro sommo sacerdote, intercede per noi con amore instancabile. Le nostre vite sono custodite nelle sue mani sante.
- La promessa del suo ritorno: Anche nel silenzio, anche nell’attesa, Cristo ritornerà. La nostra attesa non è vana - lo rivedremo, e la nostra gioia sarà piena.
Dalla liturgia della Parola di oggi, possiamo trarre tre suggerimenti pratici per vivere nella gioia:
- Guardare la vita con occhi di risurrezione: In ogni difficoltà, guardare oltre il dolore presente. Allenare il cuore a vedere la luce che la sofferenza non può spegnere. Iniziare ogni giorno dicendo: “Anche questo passerà, e la gioia verrà.”
- Rimanere uniti a Cristo nella preghiera: Parlare con Colui che prega per noi. Nei momenti di silenzio, aprire il cuore a Gesù. Lasciare che la sua voce plachi le nostre paure e ci ricordi quella gioia che nessuno può portarci via.
- Essere testimoni di gioia: Come Paolo, raccontare come Cristo ci ha cambiati. Le nostre ferite possono parlare più forte delle nostre parole. Che la nostra vita dica: “Ho conosciuto il dolore, ma ho anche visto il Signore.”
Carissimi, la gioia non è un lusso per i fortunati; è l’eredità dei fedeli. Lasciamo che il mondo si agiti, lasciamo che la notte duri ancora un po’ - perché Cristo è risorto, e ritornerà. I vostri cuori si rallegreranno - e questa gioia, nata dalla grazia, sostenuta dalla speranza e sigillata nell’amore - nessuno potrà mai togliervela. Amen.
don Titus