1 GIUGNO
ASCENSIONE DEL SIGNORE
Cari fratelli e sorelle, oggi celebriamo l’Ascensione del Signore, il momento in cui Gesù ritorna al Padre, ma non ci abbandona. Non è una fuga dal mondo, non è uno scenario finale. È l’inizio del nostro cammino, il momento in cui Gesù affida la sua missione… a noi.
Una bellissima storia racconta che, dopo l’Ascensione, Gesù fu accolto in cielo dagli angeli. Tutti volevano sapere come era andata la sua missione sulla terra. Gesù raccontò tutto: la sua nascita, la sua vita, i miracoli, la morte e la resurrezione. L’angelo Gabriele gli chiese: “E ora? Chi continuerà la tua opera sulla terra?”. Gesù rispose: “Ho lasciato tutto nelle mani dei miei discepoli”. L’angelo, sorpreso, disse: “Quelli che ti hanno rinnegato e abbandonato? E se falliscono?”. Gesù concluse: “Non ho altro piano. Deve funzionare”. Questa storia, pur non essendo nei Vangeli, ci introduce bene al significato profondo dell’Ascensione. Gesù sale al cielo, ma non ci abbandona. Anzi, ci affida la sua missione. È come se dicesse a ciascuno di noi: “Ora tocca a te”.
La prima lettura ci porta sul monte dell’Ascensione. I discepoli sono lì, accanto a Gesù. E gli chiedono: “È questo il momento in cui ristabilirai il regno?” Aspettano qualcosa di spettacolare, un trionfo visibile, un cambiamento improvviso. Ma Gesù non risponde con date o segni, dice solo: “Riceverete lo Spirito e sarete miei testimoni…” E poi, davanti ai loro occhi, sale al cielo. Gli sguardi restano fissi in alto, come incantati. E due angeli li svegliano:
“Perché state a guardare il cielo?” Anche noi, a volte, restiamo immobili, sperando che Dio faccia tutto al posto nostro… Aspettiamo miracoli, risposte facili, scorciatoie spirituali.
Ma il Vangelo non è per chi resta fermo. Il Vangelo è per chi riparte, agisce, testimonia. Gesù ci dice oggi: "Non aspettare. Inizia ora. Io salgo al cielo, ma tu resta con i piedi sulla terra... e il cuore nel mio amore.”
La seconda lettura, dalla lettera agli Efesini, ci apre gli occhi su un grande dono:
Gesù, salito al cielo, ha lasciato doni. Ha distribuito i suoi carismi: apostoli, profeti, pastori, evangelisti, maestri...Perché? Per costruire insieme il corpo di Cristo. Non ha dato tutto a uno solo. Ha dato un po’ a ciascuno. Allora domandiamoci: Qual è il mio dono? Forse consolare, forse ascoltare, forse sorridere…O semplicemente essere una presenza buona nella famiglia, nel lavoro, nella comunità. Non possiamo dire: “Non valgo”, “Non tocca a me”. Siamo tutti parte del piano di Dio. E non c’è un piano B.
Il Vangelo secondo Luca ci racconta l’ultimo incontro. Gesù risorto appare ai discepoli, li benedice, apre le loro menti alla comprensione delle Scritture. Poi li conduce fuori, alza le mani…e li benedice ancora. E mentre li benedice…sale al cielo.
Potremmo pensare che questo sia un momento triste. Un addio, un vuoto. Invece, no. I discepoli tornano a Gerusalemme pieni di gioia. Non vedono più Gesù con gli occhi, ma lo sentono presente nel cuore. E questa gioia, oggi, è anche per noi. La fede non è una stanchezza, non è nostalgia. È gioia nel sapere che Cristo è vivo, è con noi, ci accompagna.
La prima lettura ci dice: non restare fermo a guardare il cielo.
La seconda lettura ci ricorda: ognuno ha un dono per costruire la Chiesa.
Il Vangelo ci mostra : la fede è gioia, perché Cristo resta con noi.
Gesù ha affidato la sua missione a uomini fragili, pieni di dubbi, di paure…eppure hanno cambiato il mondo. Non perché erano perfetti, ma perché si sono lasciati guidare dallo Spirito. E oggi, Gesù guarda te… e dice: “Non ho altro piano. Il mio Vangelo lo affido alle tue mani.” Allora non viviamo con lo sguardo perso nel cielo, ma guardiamo con amore la terra, perché è lì che Gesù ci manda.
Ci sono tre domande da portare nel cuore:
- Come la prima lettura, anche io sto aspettando “segni” invece di partire?
- Come dice la seconda lettura, so riconoscere il dono che Dio mi ha dato? Lo sto usando bene?
- Come nel Vangelo, vivo la fede con gioia… o con stanchezza e abitudine?
Fratelli e sorelle, Gesù è salito al cielo, ma non ci ha lasciati soli.
Ci ha lasciato una missione, una benedizione, una speranza.
Camminiamo dunque, con lo sguardo verso il cielo,
ma i piedi ben piantati sulla terra…
e le mani pronte ad amare.
Amen.
don Titus