21 APRILE
LUNEDÌ DELL'ANGELO
Cari fratelli e sorelle nel Risorto, continuiamo a camminare nella luce di questo tempo santo, quando ogni giorno è come un’eco del mattino in cui la pietra fu fatta rotolare via, e la vita ha vinto la morte per sempre. La Parola di oggi non ci racconta solo un evento antico. È una soglia. È un invito. È la voce del Risorto che ci chiama per nome, e ci dice: “Tu puoi rinascere, anche adesso. Tu puoi vivere davvero.”
Nel Vangelo di Luca, le donne vanno al sepolcro all’alba, portando aromi per ungere un corpo che credevano morto. È il gesto dell’amore, ma anche della rassegnazione. Vanno con affetto… ma senza speranza. Eppure, ciò che trovano non è ciò che cercavano: non trovano un corpo, trovano un’assenza. Non trovano il morto, trovano la Vita. E una domanda, penetrante come una spada: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?” È una domanda che può smuovere anche il nostro cuore. Quante volte cerchiamo Gesù nei luoghi della nostalgia, nelle abitudini spente, nei ricordi idealizzati, nelle sicurezze del passato? Ma Gesù non è lì. Lui ci precede. È oltre. È già risorto nei volti che non vediamo più, nei passi che non osiamo fare, nelle speranze che pensavamo perdute.
Negli Atti degli Apostoli, Pietro si rivolge a un popolo che ha sbagliato per ignoranza. E non li accusa, non li schiaccia. Dice parole sorprendenti: “Convertitevi, cambiate vita… Dio ha già pensato al perdono.” Che bellezza. La Risurrezione non è premio solo per i giusti, ma via aperta per i peccatori. È Dio che non si stanca di ricominciare con noi. È come se il Signore dicesse: “Hai sbagliato? Ti sei allontanato? Vieni, ti stavo aspettando. La tua storia con me non è finita.” E allora anche noi possiamo smettere di recitare la parte di chi ha tutto sotto controllo. Possiamo piangere, cadere, ricominciare. Possiamo essere veri. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, ci prende per mano e ci dice come vivere questa Pasqua: “Celebriamo non con il lievito vecchio… ma con il pane azzimo della sincerità e della verità.” È un invito concreto, quotidiano. Pasqua non è solo una liturgia gioiosa, ma un nuovo modo di vivere. È sincerità: cioè smettere di fingere. È verità: cioè lasciare che la luce di Cristo entri anche nelle nostre zone d’ombra. È togliere il “lievito vecchio” del peccato, delle parole vuote, delle relazioni spezzate. Perché la verità non ferisce quando è abitata dall’amore. E la sincerità non umilia quando nasce dal Vangelo.
Vi confesso, fratelli e sorelle, che anche io, talvolta, ho cercato Gesù tra le cose morte. Nell’agire per dovere, nel rifugiarmi in ciò che è prevedibile, nel desiderio umano di avere tutto sotto controllo. Ma poi basta un momento di preghiera vera, un silenzio abitato, uno sguardo grato… e qualcosa risorge dentro. Non è solo emozione. È pace. È fuoco. È la presenza viva del Risorto che dice: “Sono qui. Non avere paura.”
Allora oggi la Risurrezione ci chiede tre passi semplici, ma profondi: Come le tre pie donne, avere il coraggio di uscire dai nostri sepolcri interiori, e lasciarci sorprendere da un Dio che è sempre più grande delle nostre attese. Come Pietro, avere l’umiltà di cambiare rotta dopo aver sbagliato, perché per Dio nulla è mai perduto. Come Paolo, vivere con il cuore limpido, nella sincerità e nella verità, nelle piccole scelte quotidiane che fanno bella una vita.
Fratelli e sorelle, non restiamo al sepolcro. Non cerchiamo Gesù nel passato. È vivo. È qui. È adesso. E noi siamo il suo Corpo, chiamati a risorgere con Lui. Amen. Alleluia.
don Titus